IL PESO DI ESSERE UN EROE

Un viaggio emotivo nella mente di Peter Parker, l'eroe che più di tutti ci somiglia. Tra senso di colpa, solitudine e il peso delle aspettative, esploriamo il lato umano e vulnerabile di Spider-Man, simbolo moderno del burnout e della fatica di restare forti ogni giorno.

Filippo Bertuccelli

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IL PESO DI ESSERE UN EROE:

Peter, un ragazzo come tanti

Cosa vi viene in mente quando si parla di supereroi? Nell'immaginario collettivo il supereroe è un personaggio dei fumetti, dei film, delle serie TV o dei cartoni animati, che si contraddistingue per il suo coraggio, la sua forza, la sua nobiltà d'animo...
Ma è davvero così? Pensiamo a Peter Parker, alias Spider-Man, che oltre ad essere uno degli eroi preferiti dalle persone, è una figura dalla complessità psicologica frastagliata.

Il personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1962 è stato fin dall'inizio amato per la sua vicinanza a noi. Un adolescente pieno di problemi, incapace di dichiarare il proprio amore, con pochi amici e con l’ansia di fare qualcosa al di fuori dell’ordinario.

Quando un semplice ragazzo è diventato il nostro amichevole Spider-Man di quartiere, tutti ne siamo stati contenti, perché è come se fosse successo a un nostro amico. Come se fosse successo a noi.

Il prezzo di una doppia identità

Peter – se così mi permettete di chiamarlo – nel momento in cui indossa la maschera, non riesce a togliersi di dosso tutte le problematiche che fanno parte della sua vita. Anzi, queste si amplificano.

La sua persona è segnata da una serie di traumi che, piano piano, vanno a scalfire la sua identità, facendolo sentire inadatto. Il senso di colpa è uno degli aspetti più rilevanti della sua figura: la morte dello zio Ben, avvenuta per un suo “errore”, lo segna profondamente.

Da quel momento, essere Spider-Man diventa un peso: il peso di dover fare la cosa giusta, il fardello di indossare quella maschera a discapito – molto spesso – della propria felicità.

Il lavoro di giustiziere mascherato prende il sopravvento su Peter Parker, portandolo a mettere in secondo piano la sua vita personale, le relazioni con amici, familiari e i suoi interessi sentimentali.

Le ferite invisibili di Peter Parker

La vita di Peter, da quando ha indossato la maschera, è stata segnata da numerose perdite – come la morte di Gwen Stacy – e dalla costante paura che le persone a lui care siano in pericolo a causa sua.

Questi eventi traumatici possono aver contribuito a un disturbo post-traumatico complesso?
I sintomi del PTSD (disturbo da stress post-traumatico) possono essere raggruppati in tre categorie principali:

  • il continuo rivivere il trauma attraverso immagini, pensieri, percezioni, incubi;

  • l’evitamento costante di stimoli associati all’evento;

  • difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, difficoltà di concentrazione, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.

Nel videogioco Spider-Man 2, tutto questo viene enfatizzato nel momento in cui Venom prende possesso del nostro caro Peter Parker.

Il senso di colpa per la scomparsa di zia May lo segna così profondamente che non riesce a liberarsi del tutto dalla sostanza aliena, anche dopo l’abbandono del simbionte. La forza ricevuta grazie a lui gli permetteva di salvare più persone possibile: un desiderio mosso dalla paura di perdere ancora qualcuno.

Ed è proprio questo contrasto – il mettere sempre in prima linea Spider-Man – che comporta uno stress psicologico enorme. Le storie che lo vedono protagonista sono speciali proprio per questa sua umanità: il conflitto crescente tra i due ruoli si trasforma in ansia sociale e difficoltà nel gestire rapporti interpersonali, il timore di deludere gli altri, il non essere all’altezza delle aspettative che New York – e soprattutto lui stesso – ha nei suoi confronti.

Quando il dolore diventa troppo: l'esaurimento e il sacrificio

Si può dire, a questo punto, che Spider-Man soffra della sindrome da burnout?

Per farla breve, il burnout è associato a uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale dovuto a stress eccessivo, sovraccarico di responsabilità e mancanza di soddisfazione.
Qualche analogia con Peter c’è.

Il fatto di vivere una doppia vita comporta un sovraccarico di responsabilità non certo facile da gestire, soprattutto per un adolescente.

Spesso si ritrova isolato, incapace di rivelare la propria identità, e questo porta a una sensazione di solitudine e stress. Tutto ciò che affronta – le battaglie, le perdite, la paura di fallire – comporta inevitabilmente un esaurimento emotivo.

Certamente non è possibile diagnosticare la sindrome da burnout nel senso clinico del termine, ma molti dei suoi comportamenti e tratti psicologici possono essere interpretati come un riflesso di questa condizione.

Un eroe come noi

Peter si carica sulle spalle più problemi di quanti una persona – eroe o no – possa sopportare.
Ricordiamoci che stiamo parlando di un adolescente.

La scelta di essere un eroe nasce dal desiderio di aiutare gli altri, anche a costo della propria felicità.
Una scelta che mostra una grande maturità e una profonda empatia.

Ogni sua sfaccettatura lo rende vicino a noi: i suoi conflitti interiori, la gestione delle responsabilità… sono tutte esperienze che, in qualche forma, ciascuno di noi vive ogni giorno.

“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità.”
Ma non è detto che questi poteri siano sovrannaturali.

Ognuno di noi ha un potere – qualunque esso sia – e con esso la capacità di resistere alle sfide quotidiane, a tutto ciò che la vita ci mette davanti.

Noi, senza l’aiuto di un ragno radioattivo, dobbiamo resistere e andare avanti…
un po’ come fa il nostro arrampicamuri preferito.

Noi siamo Spider-Man? Ovviamente no.
Però nessuno ci vieta di pensarlo.